venerdì 30 ottobre 2009

Il Piano Fiction RAI (provvisorio)

Questa volta non vogliamo indirizzare la discussione. Aprite l'immagine qui sotto cliccandoci sopra, abbiate un po' di pazienza perchè pesa 2 megabyte e ci metterà un po' a caricarsi. Quindi, una volta caricata, ingranditela, si leggerà perfettamente. E' il Piano Fiction della RAI (provissorio) del prossimo anno, con le cifre stanziate per produttore e per progetto. Se avete un po' di tempo leggetelo con attenzione e diteci cosa ne pensate...

martedì 20 ottobre 2009

Linea piatta

Mancanza di diritti, di soldi, assenza di un sistema meritocratico di accesso alla professione. Problemi così gravi da far sembrare la nostra professione un malato terminale su cui chiediamo un intervenire che sa quasi di accanimento terapeutico.
Ma ogni malattia, mortale o meno, ha una causa. E forse vale la pena soffermarci per una volta su di essa. Perché cercare di capire il passato può servire per il futuro.
Se non siamo forti oggi come categoria, lo dobbiamo anche a i professionisti chi ci hanno preceduti.
Che hanno pensato a massimizzare i profitti, a far proliferare un sistema di scrittura "a bottega", creando potentati e gavette infinite. Creando un sistema che oggi non permette di emergere per bravura, ma per "simpatia".
Professionisti che hanno pensato prima di tutto a loro stessi, come individui, come singoli autori, prima che alla categoria.
Che hanno avuto l'occasione (loro sì!) di vivere un momento storico in cui il cinema e la televisione erano mercati floridi, un momento in cui andavano fissate le regole. Un momento che si sono lasciati sfuggire miseramente. Non come gli illustri colleghi di oltreoceano, che, come ci ha raccontato Hall Powell, in un momento di crescita del mercato, hanno puntato i piedi e stabilito le regole, formando un sindacato forte, una professione solida e professionisti riconosciuti e stimati.
Sì quegli stessi professionisti che adesso, dall'alto dei loro curricula, lunghi come papiri egiziani, si sentono degli autori illuminati ed illuminanti.
Perché tutto questo? Per individualismo. Sì, proprio lui: l'italiota individualismo.
Ecco se il passato può insegnarci qualcosa è che dobbiamo rinunciare ai "nostri interessi" per guardare quelli "della categoria".
Perché? Perché per ogni lavoro accettato per ingordigia, ci sarà un giovane sceneggiatore che per emergere accetterà qualsiasi condizione contrattuale ed economica.
L'individualismo ci rende terribilmente deboli, come categoria e quindi come singoli professionisti. Perché anche gli autori che ci hanno preceduti, oggi, firmano i nostri stessi contratti. Magari economicamente più allettanti, ma senza uno straccio di diritto.
Affamati, famelici, pronti ad uccidere il collega e senza un diritto. Più che all'appiattimento, la nostra professione è prossima al linea piatta.
Questa è la vostra eredità, cari autori.
E quando si è in arresto cardiaco, bisogna intervenire con il defibrillatore. Con una terapia d'urto che ribalti il modo di affrontare le cose.
Ci auguriamo che la generazione di oggi sappia prendere questo malato terminale e sappia operare un miracolo. Noi possiamo indicare la strada verso il campo di battaglia, procurare le armi, imbastire armature, stabilire strategie. Ma senza un esercito compatto, tutto questo non ha senso.
La partecipazione che vediamo alle assemblee della SACT ci rincuorano. Alcuni atteggiamenti, a volte, ci scoraggiano.
La linea non è ancora del tutto piatta, la nostra categoria mostra un timido battito, un alito di vita. Dateci dentro e affanculo l'individualismo!!!