mercoledì 26 novembre 2008

Una favola, finalmente?

La aspettavamo al varco la prima fiction con la parola "favola" nel titolo. Memori delle parole di Confalonieri ci aspettavamo un boom di ascolti e una rinascita di Mediaset in prima serata. Risultato? "Finalmente una favola" totalizza meno di 4 milioni e mezzo con il 17,98 di share. E perde la serata. Leggiamo con interesse che Mediaset ha intenzione di serializzare il formato per il prossimo anno. Un ottimo investimento, non c'è dubbio... Ci dispiace solo non trovare in nessun sito, specialistico o meno, il nome degli sceneggiatori di questo prodotto. Al contrario, il nome del (misconosciuto) regista campeggia ovunque manco fosse Scorsese. La cosa è rilevante ed è un problema strettamente connesso a tutti i post precedenti. La scrittura per i network conta meno di niente. Ma andiamo avanti così, continuiamo a farci del male...

giovedì 20 novembre 2008

L'avvelenata (o la crisi degli ascolti capitolo II°)

In diversi post precedenti ci siamo interrogati sul futuro della fiction italiana, instillando dubbi, proponendo argomenti di discussione e persino idee (o ideali). Abbiamo messo in discussione il ruolo degli editor di rete, quello dei produttori. Ultimamente però ci siamo concentrati sulla crisi degli ascolti. Abbiamo puntato i riflettori su Mediaset, ma a parte gli exploit di Montalbano, la fiction sta andando male anche sulla RAI. Basta guardare la performance tutt'altro che esaltante di "Raccontami - Capitolo II°" In un Paese sano, con un sistema meritocratico, i dirigenti dei network dovrebbero chiamare a raccolta i capi struttura e chiedere loro di cercare nuove idee. Cosa succede nel mondo reale, invece? C'è una torta, un salvadanaio da rompere e distribuire. E invece di cercare le idee si decide solo quanto investire, in cosa e soprattutto... con chi. Chi? Una lista di produttori più o meno importanti che devono la loro presenza nel mercato più per le amicizie che per i meriti veri e propri. E le idee vengono più spesso o rispolverate da un passato rassicurante o importate dall'estero (come Raccontami ma guarda un po') piuttosto che richieste agli autori. Questo non può essere la soluzione! Basta rifletterci per un secondo per capire che non c'è investimento ma solo spartizione. E quest'ultima si avviluppa come un boa attorno al collo della creatività soffocandola e uccidendola lentamente. Se un albero è malato alle radici non può produrre buoni frutti ma solo mele marce. E al mercato le mele marce non le vuole comprare più nessuno. Ma smettiamola di prendercela solo con i nostri committenti e guardiamoci bene attorno. In fin dei conti il nostro sistema produttivo non è altro che lo specchio di un malcostume generalizzato, che ha paralizzato questo Paese portandolo prima all'invecchiamento e condannandolo alla morte prematura. In qualche commento sparso abbiamo notato l'acrimonia di chi prova ad entrare in un mercato dove lavorano sempre gli stessi o la rassegnazione di chi è confinato in un ruolo e etichettato a vita. Anche nel nostro settore sta accadendo quello che accade nel resto dei settori. C'è aria di saturazione. Il potere e i posti di lavoro si sono concentrati in poche mani, l'accesso a questi posti è rimesso a sistemi fumosi e legati alla spartizione o al favoritismo, raramente alla bravura. Gli studenti hanno occupato, sono scesi in piazza. I lavoratori scioperano. La sensazione è che continuiamo a guardare il nostro orto senza capire che i vicini non stanno meglio di noi. E forse, alla fine, disperdiamo delle forze per raggiungere pochi risultati personali. Cosa possiamo fare? Cosa vogliamo fare? Cosa dobbiamo fare noi sceneggiatori?

venerdì 14 novembre 2008

Una fiction migliore è possibile? (La crisi di ascolti: i risultati del sondaggio)

Terminato il sondaggio tiriamo velocemente le fila delle votazioni. Cosa abbastanza semplice visto che il 100% dei blogger ha votato la seconda risposta. Solo 15 voti, ma tutti è 15 pensano che Mediaset dovrebbe rincorrere il pubblico di Sky. Cederemmo a voi la parola molto volentieri, ma avete già commentato l'argomento in modo esaustivo durante il sondaggio. "In Trincea" e "Namastè" centrano in pieno quando ragionano sui motivi del successo di Montalbano. Montalbano ha una propria identità. Un'identità che nasce dal suo autore, Camilleri, e che riesce ad arrivare intatta sul piccolo schermo, incredibilmente, senza interferenze e compromessi. Insomma, le radici autoriali del progetto Montalbano gli permettono di vestirsi di una corazza impenetrabile agli imbastardimenti perpetrati dal network. A ben vedere quindi, quando la presenza di un "autore" viene riconosciuta e rispettata, il prodotto ci guadagna sia in qualità che in ascolti. Come avrete capito dalle foto, oltre al personaggio di Camilleri vogliamo parlare anche di un altro prodotto in onda in questi giorni su Sky, ovvero Romanzo Criminale - la serie. L'attinenza è duplice. Da una parte, perché Sky continua a produrre. Dall'altra, perché lo fa partendo da un romanzo di successo. Sul primo punto che dire? Quelli di Sky (ma anche Fox con Donne Assassine) continuano a produrre contenuti fiction italiani. Spingono la concorrenza sul territorio che era esclusivo delle generaliste e lo fanno con l'idea di voler offrire un prodotto migliore. Questo rende ancora più difficile la posizione di Mediaset. Soprattutto perché il digitale terrestre ancora non offre una programmazione creata ad hoc per il pacchetto Premium, ma al limite programma delle anteprime di cose che andranno in chiaro (e quindi pensate per la generalista). Tornando a Romanzo Criminale, non siamo qui a fare critica televisiva sulle serie in onda, la citiamo perché è un altro prodotto che già dai primi episodi sembra avere un'identità ben precisa. E la citiamo anche perché, guarda caso, pure questo progetto ha delle radici autoriali molto forti. E' chiaro che in entrambi i casi sono le identità autoriali di Camilleri e De Cataldo ad imporsi. E questo nonostante i due autori non abbiano scritto direttamente gli adattamenti televisivi dei propri romanzi. A farlo sono stati dei professionisti. Queste constatazioni non tolgono nulla al loro valore e alla loro professionalità. Queste constatazioni portano solo ad una conclusione ovvia. Anche uno sceneggiatore può dare identità autoriale ad un progetto, garantendo una sua organicità e riconoscibilità. Accade da decenni negli USA, sta accadendo nel resto del mondo. Qui in Italia, però, c'è un pregiudizio culturale nei confronti degli sceneggiatori televisivi. Un pregiudizio che nega che abbiano la capacità di immaginare mondi e dar vita a personaggi dello stesso calibro di un romanziere. E' proprio questo pregiudizio che ha portato i network ad "assediare" gli sceneggiatori moltiplicando le figure di controllo ed ingerenza sulla scrittura. Ed è questo pregiudizio che sta togliendo personalità ed identità ai prodotti. Ma soprattutto sta togliendo varietà all'offerta di fiction delle generaliste. Il primo tra RAI e Mediaset che lo capirà, il primo che farà cadere questo pregiudizio e toglierà il bavaglio agli sceneggiatori avrà più chance di sopravvivenza contro un competitor agguerrito e capace...

venerdì 7 novembre 2008

La crisi di ascolti di Mediaset: il sondaggio

Cari bloggers, il blog lancia un nuovo sondaggio. Mediaset sta attraversando una crisi di ascolti fortissima e non riesce a risollevare lo share. E' chiaro come il sole che una grossa fetta di pubblico che una volta guardava i canali dal 4 in su si è sintonizzata sul satellitare. Ma l'exploit di Montalbano, con ascolti che non si vedevano da almeno due anni e con un pubblico dalla composizione molto eterogenea, ci dice una cosa: il pubblico che è migrato su Sky può tornare alla generalista. Una concorrenza è possibile. Ci interessa sapere cosa pensate della situazione e vi chiediamo: che direzione deve prendere Mediaset per risollevarsi? Deve inseguire la RAI? O deve cercare di far tornare il pubblico che è migrato su Sky? Al sondaggio seguiranno i commenti. A voi come al solito, la parola...